L’Istituto Italiano di Cultura Abu Dhabi presenta la mostra “Lei e la città” di Sami Daher, architetto e artista di Beirut, veneziano d’adozione.
La mostra è un omaggio alle donne e al loro ruolo di icone di bellezza all’interno della città.
I dipinti seguono una linea tecnica mista, acquerello, acrilico e inchiostro tagliente. Le donne diventano il centro di gravità su cui orbitano gli sfondi architettonici delle città.

Sami è un architetto eclettico, che dosa il suo talento in più sfaccettature.
Ha studiato architettura a Venezia, ma Libanese di origine, il suo excursus professionale vanta mostre personali a Venezia, Milano e Firenze, nel 1997, ha trasportato in pittura la collezione haute couture di Mauro Adami, wedding designer and global stylist di Domo Adami.
Lei, la donna, la città, entrambe parole che sia in italiano, che in arabo, sono declinate al femminile, la medina, quasi a sottolineare questa potenza e connubio del valore espresso al femminile.
Shakespeare scrisse: “Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano ancora del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano, contengono e nutrono il Mondo”.
Prometeo, colui che riflette prima, ma che nella cultura occidentale è simbolo di ribellione da imposizioni, metafora di un pensiero libero da ogni mistificazione.
Che appartengano ad una realtà del presente o del passato, che siano frutto di pura immaginazione, le donne guidano l’ispirazione artistica di scrittori e di pittori.
Cosa sarebbe mai potuta essere l’Iliade senza Elena, o la Divina Commedia senza Beatrice? Nel mondo dell’arte, la donna è stata, madre, santa, diavolo e amante, sempre enigmatica, malinconica, amorevole e diffidente.
Nell’approcciarmi alla mostra, dedicata all’immaginario femminile di Sami, ho ripercorso, quelli che a parer mio, sono dipinti iconici di donne, in epoche e culture diverse, ma che sono diventati espressione di un’arte al femminile, che racconta i tempi.
La Nascita di Venere del Botticelli, simbolo del Rinascimento, racconta di una bellezza femminile, che sposa l’idea di perfezione.
La Gioconda o Monna Lisa, dipinto ad olio di Leonardo Da Vinci, una delle opere d’arte più conosciuta al mondo, la donna ritratta, che accenna un sorriso impercettibile, che ha contribuito al suo alone di fascino, mistero ed enigma.
Marilyn, di Andy Warhol, padre della Pop Art, realizzata con la tecnica della serigrafia, utilizzó la fotografia pubblicitaria di Marilyn Monroe, nel film Niagara, fu un tributo post mortem, della iconica diva di Hollywood.
Anche la scelta dei colori alterna il concetto di vita e di morte.
La dama con l’ermellino, Cecilia Gallerani, Leonardo Da Vinci, anche in questo quadro, volutamente, accenna le emozioni della protagonista, non le esplicita, per preservarne la delicatezza, ma usa l’ermellino con il manto candido a simboleggiare la purezza.
Giuditta I, Gustav Klimt, nel periodo aureo, qui la donna è espressione di una sensualità rude, quasi aggressiva.
La ragazza con l’orecchino di perla, di Jan Vermeer, in cui la protagonista è giovane, struggente, quasi carezzevole.
Il Ritratto di Dora Maar di Pablo Picasso, in questo caso Picasso conoscendone i tratti personali, era la sua amante, realizza un dipinto dai tratti spigolosi, a sottolineare un carattere forte e prorompente della donna.
Nelle opere di Sami Daher, le donne sono colorate, in alcuni casi eccentriche, ma tutte esprimono forza e vigore, le opere architettoniche sullo sfondo, nonostante siano matrice e dna del lavoro dell’autore, vengono sapientemente dosate e finisco per non offuscarle, perché restando marginali, le esaltano, nei colori e nelle forme.
Era importante per l’autore che l’opera architettonica non dissolvesse il cardine dell’opera, la donna.
Io invece ho percepito una dissolvenza, ma intesa in senso cinematografico e non figurativo, nelle sue opere io ho visto la donna davvero protagonista, poi la dissolvenza portava a celebrare i paesaggi e le architetture italiane, e una successiva dissolvenza mostrava alla fine l’opera nella sua interezza.
Per tutto quanto già analizzato intuisco la tua scelta di rendere la donna protagonista, ma ognuno di noi ha una storia, una sua privata narrativa delle scelte ed emozioni. Quindi perché hai scelto proprio le donne?
E perché le donne in un contesto urbano?
La mia fonte di ispirazione trae le sue fondamenta dalla mia famiglia, sono stato cresciuto in una società matriarcale, in cui mia madre e mia nonna sono state, seppure in diverse modalità la mia ispirazione, le mie muse.
Mia madre era una donna dotata di una spiccata intelligenza e sensibilità, elegante e timida, aveva ricevuto un’istruzione importante, ma viveva in un contesto, in Libano, non ancora maturo per accogliere le donne colte ed erudite.
Mia madre si era formata grazie alla intraprendenza di mia nonna, la quale, nonostante fosse analfabeta, era una donna di innata intelligenza, che ha divorato la vita, riuscì ad entrare nell’alta società libanese, nel momento più importante per il Libano, in termini di cultura e costume.
Parlava molte lingue. Queste due donne, mi hanno ispirato essendo così uniche, diverse, ma ugualmente profonde.
Dopo l’esperienza negli Stati Uniti, andai in Italia, l’immaginario femminile italiano, mi coinvolse, donne belle e curate, in questo senso molto affini alle libanesi, ma al contempo efficienti ed ingegnose, nonostante le varie restrizioni culturali, che ancora oggi si trovano a dover fronteggiare, guidate da retaggi, che le vorrebbero inferiori agli uomini, ma a mio parere, se posso provare a fare un esempio, l’uomo è come l’abaco, e la donna un sofisticato computer.
Venezia, fu per me il punto di estrema conferma di quanto ci possa essere di femminile in una città.
Infatti è una città femminile come poche altre un contesto urbano in cui i confini tra case e piazze, tra luoghi pubblici e privati, hanno permesso di fondere e intersecare, la vita delle donne al contesto cittadino.
La mia passione per l’Italia si evince soprattutto nella scelta di imparare la vostra lingua, l’inglese è per me stata una lingua imposta dalle esigenze, con l’italiano ci siamo scelti reciprocamente, fino a giungere al punto di trovare assonanze con la lingua araba.
Come nasce questo progetto artistico?
Nel lontano 1994, diedi inizio a questo progetto, il primo sfondo prescelto fu la Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, però nonostante piacesse a tutti coloro a cui lo mostravo, io trovavo che sminuisse il ruolo protagonista della donna, che veniva nascosta dalla imponenza dello sfondo.
Allora mi cimentai nella tecnica dell’acquerello e la china, ottenendo il risultato sperato di rendere la donna protagonista.
Da quel momento ho continuato a produrre delle opere, fino ad oggi, che sono state tutte raccolte, con immenso orgoglio in questa mostra.