Il concetto di Web 3.0 non è una novità assoluta, ma la sua popolarità è cresciuta notevolmente nel corso del 2021 grazie all’interesse verso le tecnologie blockchain, criptovalute, NFT e l’idea di un web decentralizzato come alternativa al potere dei grandi attori del Web 2.0.
Attualmente, il concetto di Web 3.0 si concentra sulla decentralizzazione come principio fondamentale e sulla blockchain come tecnologia abilitante. Questo è il risultato di un’evoluzione del Web semantico di Tim Berners Lee. Il Web 3.0 offre nuove opportunità per una economia distribuita.
L’obiettivo principale è quello di sottrarre il controllo e lo sfruttamento dei dati dalle mani dei pochi attori centralizzati, attraverso nuovi modelli di business che premiano gli utenti per la valorizzazione dei loro dati, utilizzando tecnologie decentralizzate.
Alcuni vedono questa visione come una semplice utopia, mentre per altri rappresenta l’unico futuro possibile per l’internet del domani. Non è possibile prevedere se e quando il Web 3.0 si affermerà, ma la sua sfida è un evento fondamentale nella storia della tecnologia e richiede un’attenzione costante per comprenderne la portata e le implicazioni applicative.
Durante gli ultimi anni c’è stato un grande interesse attorno al concetto di Web 3.0, poiché è basato sulla tecnologia blockchain, la quale ha guadagnato sempre più diffusione e successo grazie alle criptovalute e agli NFT.
Pur se il termine Web 3.0 non ha una definizione precisa, viene utilizzato per descrivere la terza generazione di servizi internet per siti e applicazioni web. Inizialmente, Web 3.0 era noto come il web semantico o il web intelligente, basato sull’uso di servizi cognitivi dell’Intelligenza Artificiale. Successivamente, è emerso il concetto di Web3, che si differenzia dal Web 3.0 originale e si concentra su un web decentralizzato basato su tecnologie come blockchain, crypto e NFT. Tuttavia, per evitare ambiguità, il termine Web 3.0 viene utilizzato per riferirsi all’intera terza generazione di servizi internet.
Metaverso: come la realtà virtuale sta cambiando il modo di lavorare
L’obiettivo principale del Web 3.0 è quello di contrastare la centralizzazione del web attuale e creare un internet più user-centric. Ciò sarebbe possibile grazie alla convergenza di diverse tecnologie come blockchain, NFT, crypto, Intelligenza Artificiale, realtà aumentata, realtà virtuale e big data & analytics. In questo modo, il Web 3.0 mira a creare un’economia decentralizzata, aperta e permissionless, in cui gli utenti possano guadagnare grazie alla loro presenza e alle loro attività online, invece di foraggiare i proprietari di servizi centralizzati.
Tuttavia, il Web 3.0 non rappresenta un’alternativa completa all’attuale World Wide Web, ma piuttosto la somma di diverse applicazioni distinte con presupposti decentralizzati dal punto di vista del design e delle tecnologie utilizzate. Anche se il Web 3.0 rappresenta ancora un’utopia, la sua popolarità è in aumento e molte persone credono che rappresenti il futuro di internet. La sua evoluzione dovrà essere seguita attentamente per comprendere le sue implicazioni e la sua portata applicativa.
Web 1.0: inizia l’era del web, ancora limitato nell’interazione
Il Web 1.0 è stato il primo sviluppo del World Wide Web, caratterizzato dalla decentralizzazione e dalla democratizzazione delle informazioni su scala globale. Ciò è stato reso possibile attraverso l’utilizzo di pagine web e browser, consentendo agli utenti di visualizzare e navigare tra i contenuti multimediali tramite gli hyperlink. Tuttavia, a causa delle limitazioni della tecnologia HTML, i contenuti delle pagine erano principalmente statici e le potenzialità multimediali erano vincolate da limitazioni di connessione e banda. Nonostante queste limitazioni, il Web 1.0 ha rappresentato una rivoluzione nella comunicazione globale, consentendo a chiunque con un modem 56k di accedere e condividere informazioni pubblicate in tutto il mondo. Sebbene l’esperienza utente fosse limitata, il Web 1.0 ha aperto la strada a incredibili potenzialità che si sono in seguito avverate attraverso l’evoluzione del web e delle tecnologie emergenti. Oggi il web è diventato una parte indispensabile della nostra vita quotidiana, ma è importante riconoscere le radici del Web 1.0 e l’innovazione che ha portato alla nascita del World Wide Web.
Web 2.0: l’era dei social network, di Facebook, Google e Amazon
Negli anni Novanta il Web 1.0 era dominante grazie al Hype Cycle delle tecnologie emergenti, ma negli anni Duemila ci fu un rilancio e la consacrazione del web. Il 15 gennaio 2001 è una data iconica perché è stata aperta la prima edizione di Wikipedia, la prima e ancora oggi la più diffusa enciclopedia online, che è libera e collaborativa, in cui ogni utente può offrire il proprio contributo di informazioni. Wikipedia ha portato sul web il fenomeno dei contenuti generati dagli utenti, un’azione corale di conoscenza bottom-up che genera valore grazie all’intelligenza collettiva.
Il web iniziava ad essere interattivo, con la possibilità di inserire dati a supporto di applicazioni create da altre persone. Questo è stato possibile grazie ai blog, un tipo di diario personale in cui gli utenti possono pubblicare contenuti su uno o più argomenti di interesse, in grado di suscitare l’interesse di altre persone che possono interagire attraverso i commenti ai post.
I forum di discussione sono stati in grado di catalizzare le community attorno a specifici temi di interesse, mentre le reti peer-to-peer hanno consentito la condivisione di file attraverso internet senza ricorrere ad alcun server centralizzato, rendendo possibili i modelli di business dei servizi on-demand come iTunes, Shopify e Netflix e stravolgendo per sempre l’industria dell’entertainment.
Google domina i mercati dei contenuti del web
Web 2.0: arrivano Facebook e gli altri social network
Un’altro aspetto rivoluzionario del Web 2.0 è la popolarità dei social network. Sebbene il primo social network, Sixdegrees, fosse nato già nel 1996, è stato solo con l’arrivo di Facebook nel 2004 che questo fenomeno ha preso veramente piede. Il sito creato da Mark Zuckerberg ha avuto un successo straordinario e si è diffuso rapidamente, con un numero di utenti in costante aumento in tutto il mondo. Miliardi di persone utilizzano quotidianamente Facebook per condividere i loro contenuti personali.
La Cina è stata l’unica regione demograficamente importante al mondo a rimanere esclusa dai social network menzionati a causa di ragioni politiche. Tuttavia, la Cina ha sviluppato i propri canali alternativi per evitare di fornire il controllo dei dati della propria popolazione alle grandi aziende tecnologiche degli Stati Uniti.
Arriva l’E-commerce e Amazon batte tutti
Durante l’era del Web 2.0, l’e-commerce è diventato un aspetto cruciale delle strategie retail delle aziende di prodotto, trasformandosi da un complemento accessorio a un punto centrale. In aggiunta agli e-commerce gestiti direttamente dai brand sui loro canali ufficiali, i marketplace hanno avuto una crescita vertiginosa. Questi sono siti web dedicati esclusivamente alla vendita online in cui sono presenti prodotti appartenenti a molteplici categorie merceologiche. Un esempio noto è Amazon.
Attualmente, quando si vuole acquistare qualcosa online, la prima opzione che viene in mente è Amazon, senza nemmeno cercare su Google. Amazon offre un’ampia gamma di prodotti a prezzi convenienti grazie agli algoritmi che confrontano i prezzi più bassi disponibili online in diverse regioni. Inoltre, Amazon offre un servizio logistico eccellente e il miglior servizio clienti disponibile sul mercato. Grazie alla sua efficacia, Amazon ha superato molti modelli di business precedenti e li ha resi obsoleti. In sintesi, Amazon è al momento il leader incontrastato del commercio online.
Dal web semantico al Web 3.0
Il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0 ha portato a una svolta negativa nella decentralizzazione dell’informazione e della comunicazione, con la creazione di pochi grandi colossi che detengono un potere quasi assoluto nel controllo dei dati online. Questi giganti hanno raggiunto un livello di potere economico senza precedenti nella storia della tecnologia, tanto da essere in grado di mettere in crisi persino l’economia di interi paesi.
La ricerca di un modello alternativo è emersa naturalmente, anche se da contesti che non potevano competere con la forza economica e tecnologica dei giganti del Web 2.0. Questa idea è stata presentata nella fase del Web 3.0, inizialmente inteso come Web Semantico, basato sulla tecnologia decentralizzata della blockchain.
Nonostante sia un argomento poco discusso attualmente, il primo concetto di Web 3.0 è stato introdotto da Tim Berners-Lee. Questa visione descrive il web come una vasta fonte di dati gestita da applicazioni intelligenti capaci di comprendere il contesto cognitivo, analizzare i dati e prendere decisioni precise.
Secondo la visione di Tim Berners-Lee, il Web 3.0 avrebbe superato la semplice ricerca di parole chiave, grazie alla presenza di Intelligenza Artificiale in grado di svolgere un ruolo attivo nella navigazione.
Il progetto di ricerca Solid del MIT si propone di trovare soluzioni scientifiche ai problemi di sicurezza e privacy della navigazione sul web. L’obiettivo è di permettere alle persone di riprendere il controllo dei propri dati di navigazione, che attualmente vengono facilmente ceduti ai servizi gratuiti del Web 2.0. In supporto a questo progetto, Tim Berners-Lee ha creato Inrupt, un’azienda commerciale che consente agli utenti di monetizzare la propria attività sul web.
I metaversi decentralizzati si basano sulle stesse logiche del progetto Solid e di Inrupt, poiché permettono agli utenti di guadagnare in base alla loro partecipazione e impegno all’interno del mondo virtuale, attraverso il meccanismo del play-to-earn.
La caratteristica fondamentale di ogni cambiamento rispetto al Web 2.0 è la decentralizzazione, l’unica soluzione che assicura che il potere e la gestione dei dati rimangano nelle mani delle persone, evitando un pericoloso sviluppo centralizzato in cui solo una parte trae beneficio a spese dei legittimi creatori e proprietari dei dati.
La concezione originale del Web 3.0 di Tim Berners-Lee ha inconsciamente dato l’input ideologico per lo sviluppo del web decentralizzato basato sulla blockchain, mentre gli aspetti semantici, basati sull’Intelligenza Artificiale, sono stati ampiamente implementati nel Web 2.0 per migliorare l’efficienza dei servizi dei giganti tecnologici. Questo ha portato ad una diminuzione dell’interesse verso il Web 3.0, poiché molti dei suoi benefici sono stati raggiunti anche dal Web 2.0. Tuttavia, l’ideologia del Web3 ha trovato una forte adesione tra gli sostenitori della blockchain e delle criptovalute.
Un nuovo Web 3.0? La decentralizzazione come paradigma di cambiamento
Il Web 2.0 ha portato ad una centralizzazione dei dati così forte da sembrare irreversibile, ed è per questo che si cerca di porvi rimedio con la prossima generazione di internet. Secondo un rapporto del World Economic Forum pubblicato all’inizio del 2022, Google ha il controllo dell’87% delle ricerche online, mentre Meta ha oltre 3,6 miliardi di utenti registrati sui suoi vari social network, in particolare Facebook, Instagram e WhatsApp.
Le percentuali di traffico e di utenti controllati da Google e Meta sono vicine al monopolio, il che non è sorprendente dato che già nel 2019 il 43% del traffico web totale era concentrato su sei aziende: Google, Amazon, Meta (allora Facebook), Netflix, Microsoft e Apple.
Visual Capitalist ha pubblicato una ricerca nel novembre 2021 sulle cinquanta maggiori compagnie al mondo, dalla quale emerge che diciotto di queste basano il loro business principalmente sui dati digitali, mentre solo tre fanno parte dell’industria tradizionale del petrolio e del gas. Questo dimostra come i tempi siano radicalmente cambiati.
In un’epoca di cambiamento digitale, i dati stanno diventando sempre più la principale fonte di ricchezza per coloro che ne possiedono e sono in grado di analizzarli per scopi speculativi. Non vi è dubbio che nei prossimi anni, i business basati sui dati sapranno aumentare ulteriormente la loro immensa ricchezza.
Chi controlla i dati controlla il potere
La situazione attuale è nota: alcuni grandi colossi controllano la maggior parte dei dati presenti su Internet grazie alla rapida crescita del cloud computing, con Amazon Web Services (AWS), Microsoft Azure e Google Cloud che dominano il mercato. Tuttavia, il destino di questi dati è una questione importante, soprattutto alla luce dell’esperienza sempre più immersiva offerta dal metaverso.
La centralizzazione dei dati rappresenta un problema enorme per la società, specialmente poiché i governi non sono ancora riusciti a limitare efficacemente il potere dei big tech, i quali a volte violano la privacy e la libertà dei propri utenti con pratiche discutibili dal punto di vista etico e legale.
La divulgazione dei Facebook Papers e casi come quello di Cambridge Analytica, che ha coinvolto direttamente Meta, hanno chiaramente dimostrato come le grandi aziende tecnologiche utilizzino i dati degli utenti in maniera spregiudicata, al solo scopo di ottenere il massimo profitto possibile.
In questo modo, le big tech hanno teso una “trappola perfetta” per miliardi di utenti che hanno usufruito gratuitamente dei loro servizi, ignorando o sottovalutando le conseguenze del controllo dei dati immessi.
La consapevolezza dei pericoli del monopolio sul controllo dei dati a livello socio-economico su scala mondiale ha scatenato una reazione diffusa, identificando nel concetto di Web 3.0 la soluzione ideale per restituire alle persone il controllo dei propri dati e la dignità di un’esperienza online consapevole.