Oggi desidero condurvi in un’esplorazione del design dell’automobile, un ambito che spesso è stato trascurato dalla critica estetica ma che merita una profonda analisi. Attraverso le prospettive di due eminenti teorici del design, Gillo Dorfles e Maldonado, esploreremo le ragioni di questa disparità e l’importanza di riconsiderare il design automobilistico sotto una luce estetica più attenta e riflessiva.
Gillo Dorfles: Un Approccio alla Critica Estetica

negli anni ’80, con un braccio regolabile e un design minimalista.
Il professor Gillo Dorfles, noto filosofo dell’arte e critico estetico italiano, ha dedicato gran parte della sua carriera all’analisi dell’arte e del design.
Nel suo libro “Il design: Un’antologia”, Dorfles affronta il tema del design automobilistico, evidenziando l’importanza di una valutazione estetica approfondita. Secondo Dorfles, l’automobile è una forma d’arte industriale che incarna sia funzionalità che estetica, e merita quindi di essere considerata in maniera critica e accurata.
Ha sottolineato il ruolo dell’automobile come prodotto industriale di massa, enfatizzando il suo impatto sulla società moderna e sulla cultura popolare. Ha riconosciuto che il design dell’automobile può incarnare una forma di estetica popolare, influenzata da fattori come la moda, le tendenze e i gusti dominanti.
Maldonado: Il Design come Strumento Sociale

struttura in tubo d’acciaio e pelle intrecciata.
Nel contesto del design automobilistico, un’altra figura chiave da menzionare è Tomás Maldonado, designer e teorico dell’architettura. Maldonado ha sostenuto che il design non è semplicemente una questione estetica, ma un potente strumento sociale.
Ha promosso l’idea che il design automobilistico dovrebbe considerare non solo l’aspetto estetico, ma anche l’impatto sociale e ambientale delle automobili sulla nostra società.
Questo approccio mette in evidenza la necessità di una critica estetica che va oltre la forma dell’automobile al suo aspetto visivo e alla sua bellezza complessiva.
La critica estetica ha spesso indirizzato queste preoccupazioni verso gli oggetti per la casa, come l’uso di materiali sostenibili o la promozione di pratiche di design ecologico. Le automobili, invece, sono state oggetto di critiche principalmente per il loro impatto ambientale legato all’emissione di gas serra e all’uso di combustibili fossili.
Il Paradosso del Design dell’Automobile
Nonostante le riflessioni di Dorfles e Maldonado, il design dell’automobile è rimasto in secondo piano rispetto al design degli oggetti per la casa.
Questo paradosso può essere attribuito a diversi fattori, come la storia e la tradizione della critica estetica focalizzata sulle arti visive, la familiarità degli oggetti per la casa rispetto all’automobile e l’attenzione crescente verso l’impatto sociale e ambientale del design.
Ridefinire il Ruolo della Critica Estetica

anni ’50, famosi per il loro design ergonomico e comfort.
Tuttavia, è fondamentale ridefinire il ruolo della critica estetica nel design dell’automobile.
Dobbiamo superare la visione tradizionale che separa il design degli oggetti per la casa dal design automobilistico e abbracciare un approccio olistico che consideri entrambi come forme d’arte industriali e strumenti di espressione culturale.
Questo implica una valutazione critica del design automobilistico che incorpori aspetti estetici, funzionali, sociali ed ambientali.
Per raggiungere una nuova consapevolezza estetica nel design dell’automobile, è necessario avviare un dialogo aperto tra designer, critici e pubblico. La critica estetica deve abbracciare il design automobilistico come un campo di studio valido e rilevante, in grado di influenzare e riflettere la nostra cultura e la nostra società.
L’automobile tra comunicazione e prodotto
Maldonado, qualche tempo addietro, osservò che nel campo dell’automobile, nonostante un’apparenza frenesia per le “novità” e il “cambiamento”, si stava delineando la tendenza all’uniformità, all’omogeneità. Sappiamo oggi che quella di Maldonado è stata un’intuizione precisa, profetica. Non perché “novità” e “cambiamenti” non ci siano stati, ma perché sono stati in gran parte ricercati e realizzati nel dettaglio, nel particolare. Con il risultato che si è fissato un panorama di “tutto uguale” dove il “dettaglio nuovo e diverso” è servito a sottolineare e caratterizzare sempre più un insieme uniforme.
Nella foto: Pininfarina Battista. Una vettura elettrica ad alte prestazioni prodotta dalla casa automobilistica italiana Pininfarina. Il design moderno e avveniristico della Battista rappresenta l’evoluzione del design automobilistico verso il futuro.
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È inutile dire che così l’espressione estetica ha preso la via di una progressiva massificazione, di una generale indistinzione che ha penalizzato la specificità del prodotto e l’individualità del marchio. E credo che si tratti di un doppio danno che colpisce allo stesso modo sia l’attività del design, la sua identità creativa, sia l’industria, che rischia di smarrire la propria identità storica.

Che tutto ciò sia vero e costituisca una forte fonte di disagio lo testimoniano espressioni pubblicitarie sempre più usuali che, sottolineando le “esigenze di massima personalizzazione della vettura”, focalizzano l’attenzione su ciò che trasforma il “consumo di massa in consumo personalizzato di massa”, che è un paradosso logico attraverso cui si nasconde ancora una volta l’offerta del dettaglio e del particolare.
Nella foto: Jaguar E-Type. Una vettura sportiva classica degli anni ’60, con un design elegante e sinuoso. È stata spesso citata come una delle vetture più belle mai realizzate. È un esempio di design automobilistico classico.
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Questa tendenza, per quanto consolidata, non penso che sia però irreversibile: il disagio (che è insieme culturale e commerciale) e la prospettiva del danno che deriva da una scarsa individuazione della marca, operano già da soli nella direzione di un cambiamento, se non di una vera e propria svolta. Del resto, mi pare di intuire che da parte delle industrie automobilistiche si affacci con sempre maggiore chiarezza il bisogno – e, quindi, la richiesta al designer – di un recupero dei valori storicamente depositati nel marchio, assunti come il principale elemento di differenziazione nel mercato dell’omogeneità.
Inutile dire che considero l’avvio di questa nuova tendenza come assolutamente necessaria nell’ambito delle strategie di mercato e culturalmente positiva perché capace di aprire al designer insospettabili scenari sempre più dominati dalle nuove tecnologie e dai nuovi bisogni sociali.
Nella foto: Macchina da scrivere Lettera 22 di Marcello Nizzoli per Olivetti. Una macchina da scrivere progettata negli anni ’50, con un design elegante e funzionale.
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Abbiamo già alcuni esempi, i quali ci dicono per certo che i primi accenni di questa nuova tendenza mancano di ambiguità, dal momento che non si manifestano più nella forma del “revival”, ma in quella della reinterpretazione. Si tratta, come noto, di una differenza radicale: mentre il “revival” inserisce ciò che è appartenuto alla storia nel palcoscenico della “moda”, della riducendolo a puro reperto della nostalgia e della memoria (e perciò spostandolo sulla attività creativa).
La Realtà Virtuale rappresenta un mezzo attraverso il quale l’immaterialità diventa parte integrante del processo progettuale, consentendo di esplorare e manipolare gli oggetti in uno spazio virtuale, senza le limitazioni fisiche dei modelli fisici.
Nella Foto: McLaren P1. Una supercar ad alte prestazioni con un design aerodinamico e aggressivo, che unisce stile e prestazioni eccezionali.
Questa nuova condizione creativa, basata sull’immaterialità e sull’utilizzo dell’elettronica come strumento di rappresentazione e progettazione, apre nuovi scenari per il design automobilistico. Le potenzialità dell’elettronica consentono l’integrazione di funzioni avanzate e la riduzione dello spazio occupato dai componenti meccanici tradizionali. Ciò comporta un cambiamento non solo nelle prestazioni del prodotto, ma anche nella sua forma e struttura.
Tuttavia, l’adozione dell’elettronica come protesi nel processo creativo presenta delle sfide. Se l’elettronica diventa il dominatore delle azioni e dei processi, si rischia di perdere la propria libertà creativa e di subire le restrizioni imposte dalla logica dell’elettronica stessa. Pertanto, è fondamentale trovare un equilibrio tra l’utilizzo dell’elettronica come strumento e la preservazione del pensiero creativo, evitando l’assoggettamento completo alle sue logiche.
Nella foto: Tesla Model S. Una berlina elettrica di lusso con un design pulito e minimalista, che rappresenta l’innovazione nel settore dell’auto elettrica.
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Inoltre, l’evoluzione dell’elettronica e delle nuove tecnologie introduce un’ulteriore dimensione nel design automobilistico. L’integrazione di strumenti come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things (IoT) e altre innovazioni tecnologiche apre possibilità ancora più ampie per la personalizzazione dei veicoli e la creazione di esperienze uniche per gli utenti.
Nella foto: Bugatti Chiron. Una supercar di lusso con un design futuristico e prestazioni straordinarie, che rappresenta il massimo della velocità e dell’esclusività.
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Il design automobilistico si muove nella direzione indicata dall’elettronica e dalle nuove tecnologie, che rappresentano un macrosistema capace di dominare e influenzare gli altri aspetti del processo di progettazione. L’elettronica diventa un mezzo per ampliare le funzioni e le prestazioni dei veicoli, ma è necessario bilanciare l’utilizzo di questa tecnologia con la preservazione della creatività e dell’identità del marchio.
Intervista a Roberto Giolito: la passione, le sfide e il futuro del car design automobilistico