Giovedì 1 ottobre, dalle ore 15 su Antenna 1 La Radio, un argomento affascinante e attuale: il granchio blu: ospite la divulgatrice scientifica e agronoma Mariangela Pirari, una vera esperta del settore.

L’incontro in radio avrà come ospite d’onore la nota divulgatrice scientifica, laureata in agraria, Mariangela Pirari. Si tratta di un’esperta che si immergerà nei dettagli dell’impatto economico causato dal granchio blu sugli allevamenti di molluschi e pesci. Questo argomento si lega strettamente ai suoi studi accademici, assicurando così un’analisi esaustiva e minuziosa sulla questione. Ma l’incontro non si limiterà a questo: Mariangela ci condurrà attraverso una carrellata dei temi affrontati nei suoi scritti, svelandoci le mete che ambisce a raggiungere nel mondo della divulgazione. Infine, ci farà entrare nel suo mondo, svelandoci la passione e la curiosità inesauribile che prova verso l’intero panorama scientifico, il vero motore che la motiva a diffondere e ampliare l’orizzonte del sapere.

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Che cos’è il Granchio Blu, ciclo biologico, com’è arrivato da noi

Il granchio blu, o granchio reale, è un crostaceo originario dell’Atlantico. Lo troviamo nelle coste americane, dal nord al sud, e oggi si è diffuso nei nostri mari creando non pochi danni all’ecosistema marino. Come riconoscere questa specie? Vediamo un po’ di biologia. È animale di grandi dimensioni, dal carapace largo fino a 25 centimetri. Uno dei tratti distintivi è il colore blu delle chele dei maschi con punte rosse, per via di una caroteno-proteina. È una specie caratterizzata dal dimorfismo sessuale, che oltre alle chele, blu nei maschi e rosse con punte violacee nelle femmine, riguarda l’addome (chiamato “grembiule”). Nei maschi, infatti, è allungato, nelle femmine adulte più ampio e arrotondato mentre in quelle giovani è triangolare. La specie è così prolifica che le femmine possono produrre fino a 2 milioni di uova e si adatta a condizioni ambientali molto varie di temperatura e salinità. I maschi preferiscono gli estuari dei fiumi alle acque salate, quindi li troviamo soprattutto in zone lagunari, fangose, paludose oppure sabbiose. Le femmine vivono in acque saline, quindi nelle coste oppure nelle foci dei fiumi, e le risale dopo la muta per accoppiarsi. Dopo di che cosa fa la femmina, torna nelle acque saline, per la schiusa delle uova. Ma com’è arrivato il granchio blu fino al Mediterraneo? È stato introdotto dagli inizi del ventesimo secolo in tutta Europa, da qui ha iniziato a diffondersi nelle coste di Francia, Grecia, Spagna e Italia. Negli ultimi anni sembra aver letteralmente invaso le coste mediterranee, creando danni imponenti agli ecosistemi, a causa delle acque di zavorra trasportate dalle navi cargo. Questi grandi mezzi sono costruiti per viaggiare con lo scafo in parte immerso nell’acqua e nei tragitti a vuoto da un porto all’altro, per avere più stabilità durante la navigazione imbarcano un peso che si chiama zavorra, molto spesso costituito da centinaia di migliaia di litri di acqua che la nave imbarca in appositi spazi posti ai lati o sul fondo. La zavorra viene scaricata nel porto di arrivo, prima di effettuare il carico, e con lei anche numerose specie alloctone responsabili di potenziali disastri come quello del granchio blu cui stiamo assistendo, il quale probabilmente viene trasportato sotto forma di larva.

Danni che provoca agli ecosistemi

Come abbiamo discusso precedentemente, il granchio blu non è originario dei nostri mari ma si è adattato molto bene alle condizioni locali. Questo crostaceo ha la capacità di vivere in acque con temperature che oscillano tra i 5°C e i 35°C. Durante i periodi più freddi, si rifugia nel fondale fangoso per poi risorgere con l’arrivo della stagione calda. Preferisce acque con una salinità tra 2 e 48 ‰, ma può resistere anche a condizioni di ipersalinità, arrivando fino al 117 ‰. La sua natura aggressiva lo rende una minaccia per le specie marine locali. Questo animale, essendo onnivoro, consuma una vasta gamma di alimenti, dai bivalvi ai gasteropodi, nonché pesci, altri crostacei e alghe. Non è insolito che mostri comportamenti cannibali. Sebbene sia una preda per alcune specie come pesci, uccelli e tartarughe marine, nel nostro habitat tende a prosperare. Questa specie non solo ha un impatto negativo sugli ecosistemi, ma danneggia anche l’economia, penetrando negli impianti di acquacoltura, distruggendo reti e attrezzature e preda i giovani pesci negli impianti di allevamento. Se non si interviene per controllare la sua espansione, le conseguenze potrebbero essere gravi, con la potenziale estinzione di specie marine native e una riduzione della biodiversità. Quest’ultimo è un tema di grande attualità e preoccupazione tra gli esperti. È fondamentale segnalare avvistamenti del granchio blu alle autorità competenti, in modo da monitorare la sua presenza e studiare le sue implicazioni. Al momento, sembra che la soluzione più razionale sia la cattura.

Opportunità economiche conseguenti all’invasione del granchio blu

Recentemente, c’è stata una crescente preoccupazione riguardo la proliferazione del granchio blu e la soluzione prevalente sembra essere la cattura. Negli Stati Uniti, questo crostaceo è molto ricercato e ha un alto valore di mercato (150 euro al chilo). In Italia, diversi ristoranti hanno introdotto piatti a base di questo granchio nei loro menù. Tuttavia, non siamo ancora riusciti a competere con paesi vicini come la Tunisia e la Spagna, dove da anni esiste un settore certificato per il granchio blu, generando milioni di dollari. La Tunisia, in particolare, ha affrontato l’invasione di due tipi di granchio blu dal 2014. Questa industria ha fornito una fonte di reddito per molte famiglie, contribuendo per 24 milioni di dollari alle esportazioni ittiche del paese. La sfida iniziale era eliminare questa specie dalle acque, ma ora l’obiettivo è mantenerla come fonte di guadagno. La Tunisia è un esempio di come un problema ambientale possa diventare un’opportunità economica, investendo in formazione, attrezzature e ricerche per utilizzare e vendere il granchio. Ad oggi, esistono vari prodotti derivati, come il granchio cotto, la sua carne e persino la sua farina, che viene esportata in diversi paesi, tra cui Italia e USA. L’Italia potrebbe prendere esempio da questa approccio, ma ciò richiederebbe investimenti significativi. Nel frattempo, in Italia, il WWF ha lanciato la campagna GenerAzione Mare per sensibilizzare e coinvolgere la comunità nella gestione del problema del granchio blu, promuovendo la pesca sostenibile e l’eliminazione della plastica dagli oceani.

Granchio Blu: che cos’è e perché è pericoloso per l’ecosistema

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Iscritto all’ordine dei giornalisti del Piemonte. Dopo gli studi al Politecnico di Torino e un Master in Scienze della Comunicazione svolge le sue prime docenze presso la Facoltà di Architettura, all’Università di Torino e all’Università Statale di Milano su materie legate alla comunicazione digitale e alla progettazione CAD architettonica. Nel 1998, sotto la supervisione del direttore del laboratorio modelli reali e virtuali, realizza l’opera multimediale vincitrice del Premio Compasso d’Oro Menzione d’Onore. Ha collaborato e diretto da oltre 20 anni decine di testate giornalistiche. Ha pubblicato due libri sulla comunicazione digitale di impresa ed è stato relatore di tesi al Matec – Master in Progettazione e Management del Multimedia per la Comunicazione (Torino) e all’estero (Miami, USA). Attualmente insegna comunicazione digitale e nuovi media, giornalismo scientifico e materie legate alla progettazione architettonica e alla bioarchitettura. Contatti Email: info@interiorissimi.it

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