Di Piero Luigi Carcerano

Negli ultimi anni, abbiamo assistito al consolidarsi di una tendenza a considerare la natura non solo come sfondo e complemento, ma come parte integrante dell’architettura stessa, una componente primaria che influenza la modalità di costruzione e la fruizione degli spazi. In questa nuova visione, la natura non è vista semplicemente come una presenza decorativa o marginale, ma è considerata una componente essenziale dell’architettura, come protagonista del design e del processo creativo.

Un esempio di architetto che ha sposato questa filosofia è Stefano Boeri. Nel suo percorso di progettista, Boeri ha una visione olistica dell’architettura, in cui l’edificio non è solo una struttura statica, ma parte integrante di un ecosistema più ampio. Boeri ha sperimentato soluzioni architettoniche che abbracciano la natura, come nella sua progettazione del Bosco Verticale (Vertical Forest) a Milano, dove un edificio residenziale ospita al suo interno una vasta copertura vegetale che aiuta a migliorare la qualità dell’aria e dell’acqua e a ridurre l’inquinamento acustico.

Inoltre, Boeri ha sperimentato soluzioni che hanno il duplice scopo di ospitare e proteggere la vita animale.

Questo nuovo approccio all’architettura offre una benvenuta rivisitazione dei rapporti tra uomo e natura. L’obiettivo della costruzione diventa quello di valorizzare la vita in tutte le sue forme, per garantire la sopravvivenza delle specie animali e vegetali e migliorare la qualità della vita umana. È una visione in cui la natura viene rispettata e integrata nell’architettura, non solo per fini estetici o ambientalisti

La natura può essere l’ispirazione per la creazione di nuove forme architettoniche, ma anche l’elemento che contribuisce a dare alla costruzione un senso di armonia e serenità. La tendenza a integrare la natura nei progetti architettonici si riflette anche nella scelta dei materiali e delle tecniche di costruzione, che sempre più spesso pongono particolare attenzione alla sostenibilità e alla riduzione dell’impatto ambientale.

Ma non solo: una maggiore attenzione alla natura significa anche considerare la vita degli altri esseri viventi con cui condividiamo lo spazio urbano. Costruzioni fatte anche per ospitare la vita delle piante, la vita dei volatili, ma anche degli esseri umani. Si tratta quindi di un approccio che guarda alla natura nella sua interezza, in cui la presenza e la qualità degli spazi verdi, degli alberi e degli arbusti, diventano un elemento fondamentale per una buona qualità della vita.

L’architettura diventa quindi un elemento vivo e dinamico, sempre in evoluzione in relazione all’ambiente naturale circostante. Un’architettura che non cerca di dominare la natura, ma che cerca piuttosto di dialogare con essa, imparando a valorizzare e a rispettare le sue caratteristiche. In questo nuovo scenario, in cui la natura diventa parte integrante dell’architettura, la costruzione di edifici diventa non solo un atto estetico. 

L’architetto Stefano Boeri ha applicato questa visione anche nel progetto della casa del futuro ad Amatrice, che è stata premiata dall'”After the Damages International Award”. Il progetto ha seguito il concetto di ecologia integrale introdotto da Papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato si’‘, che enfatizza l’importanza di una visione olistica della questione ambientale e sociale e la necessità di un impegno comune a livello globale per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte.

Stefano Boeri - Casa del futuro

Architetto Stefano Boeri, considerando che la Casa del Futuro ad Amatrice è stata premiata dall’”After the Damages International Award”, potrebbe descrivere quali elementi specifici del progetto hanno attirato l’attenzione della giuria?

Il premio rappresenta per noi un importante riconoscimento delle sfide culturali e tecnologiche che stiamo affrontando con Casa Futuro. L’ After the Damages International Award dimostra l’attenzione al recupero del patrimonio storico-architettonico e soprattutto come sia oggi possibile garantire la sicurezza sismica, energetica e la sostenibilità ambientale, anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie. In questo senso, credo che la giuria abbia notato e premiato gli sforzi impiegati per questo progetto. 

Considerando il concetto di ecologia integrale introdotto da Papa Francesco nell’enciclica ‘Laudato si”, e la sua importanza nella visione olistica della questione ambientale e sociale e nella necessità di un impegno comune a livello globale per affrontare le sfide che ci troviamo di fronte, come ha applicato questi principi nella progettazione della Casa del Futuro ad Amatrice?

L’Ecologia Integrale come concetto introdotto da Papa Francesco nell’Enciclica ‘Laudato si” riprende l’idea che l’ambiente, l’economia, la politica, la cultura e la società siano interconnessi e debbano essere considerati in modo interdipendente. Quindi, anche la tutela dell’ambiente da un lato deve essere affrontata insieme alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale; dall’altro, la questione ambientale va di pari passo con le politiche per migliorare la salute pubblica e il benessere dei cittadini. Nella progettazione di Casa Futuro ad Amatrice, siamo partiti da queste considerazioni, utilizzando materiali ecologici e sostenibili, tecnologie innovative ed efficienti dal punto di vista energetico e prevedendo la partecipazione della comunità locale nella definizione del progetto. In questo senso, l’approccio alla progettazione alla Casa Futuro di Amatrice è orientato ai principi dell’ecologia integrale anche nel rispetto delle preesistenze – oltre che dell’ambiente – e dell’impatto, economico e sociale, sulla comunità locale. 

Stefano Boeri - Casa del futuro
Stefano Boeri – Casa del futuro

La Casa del Futuro ad Amatrice è stata descritta come un progetto che segue un approccio di ‘ecologia integrale’. Potrebbe descrivere quali principi specifici dell’ecologia integrale sono stati considerati nel progetto e in che modo questi principi sono stati applicati per realizzare una casa sostenibile e resiliente?

Abbiamo adottato un approccio sistemico che tiene conto della complessità della sfida ambientale, con particolare attenzione al tema delle risorse naturali e della produzione di energia pulita.
In particolare, l’impiego di tipologie costruttive antisismiche, il reimpiego delle terre da scavo, la gestione delle acque meteoriche e la presenza di 930 pannelli fotovoltaici integrati in copertura, così come il recupero dell’ex fattoria e del silo adiacente – conservati con le funzioni originali come elementi della memoria dell’area – contribuiscono a ridurre notevolmente l’impatto ambientale del progetto. A livello sociale, particolare attenzione è stata data alla valorizzazione di un’economia solidale e sostenibile che includa l’attenzione all’equità intergenerazionale e al futuro della comunità locale.  

Come ha integrato lo studio Stefano Boeri Architetti le caratteristiche dell’architettura preesistente progettata da Arnaldo Foschini nella ricostruzione del Complesso Don Minozzi di Amatrice?

In generale, il progetto architettonico ha mantenuto e rielaborato gli elementi caratteristici del disegno originale, lavorando soprattutto sugli spazi aperti, sui porticati al piano terra, sul disegno delle facciate e sull’allineamento con la chiesa di Santa Maria Assunta, la Fontana delle Pecore e la Torre Civica di Amatrice, per valorizzare la connessione urbana con il complesso. La prima ispirazione per il nuovo complesso è stata quella di rafforzare l’idea di spazi di comunità, così come erano stati pensati da Padre Giovanni Minozzi: luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, immaginati come spazi semi-collettivi dedicati a nuove funzioni, quali servizi civici, vita comunitaria e ospitalità.

Stefano Boeri - Casa del futuro

La Casa Futuro ritorna in questo modo ad essere nuovamente il motore di una rinnovata vita sociale, così come lo fu nel primo Dopoguerra, progettata con le caratteristiche di un incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio permanente di una nuova sensibilità ambientale, in grado di guidare la rinascita del territorio in cui si trova. Nello specifico, il progetto Casa Futuro è stato pensato come un luogo di accoglienza e formazione per le giovani generazioni, con quattro macro-aree che si sviluppano attorno a un’idea di corte, con un’architettura che richiama l’idea di accoglienza e collettività. La Corte Civica nella zona nord ospita funzioni amministrative come la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica. La forma rettangolare della corte è aperta sul lato corto e accoglie la Fontana delle Pecore, un’opera del Monteleone. La Corte del Silenzio nella parte centrale ospita la Casa Madre dell’Opera Nazionale e alcune funzioni museali e liturgiche. La Corte dell’Accoglienza ad ovest è dedicata soprattutto alle funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione. In più, è previsto il ripristino del teatro/auditorium per ospitare eventi, convegni e spettacoli.

Quali sono state le sfide affrontate nel progetto Casa del futuro e come sono state superate dalla combinazione tra cultura e tecnologia per il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale e storico del territorio, nonché per promuovere lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente?

La sfida alla base del progetto Casa Futuro era di natura sia culturale che tecnologica. L’aspetto culturale del progetto ha richiesto un’attenta opera di ripristino di un complesso che non esisteva più, un vero e proprio viaggio che ha permesso di rivivere le fasi storiche di costruzione dell’opera, dialogando idealmente con i protagonisti di quella storia. E’ stato per noi particolarmente interessante e sfidante intervenire in un contesto così pesantemente colpito e preservare il patrimonio storico e culturale del luogo, per garantirne la continuità e la memoria nelle comunità locali.

Allo stesso tempo, ritengo che Casa Futuro sia l’esempio di come intervenire in modo efficace per garantire il recupero e la valorizzazione del patrimonio culturale e storico del territorio, promuovendo allo stesso tempo la sicurezza antisismica, la creazione di nuove economie locali e l’implementazione di servizi e strutture aperte alla formazione per i giovani.

In che modo il progetto Casa Futuro ha integrato le caratteristiche del territorio circostante, in particolare il Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga?

Il disegno complessivo dell’area pone attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento – considerando le peculiarità legate al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga – con un impatto ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40% del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi che caratterizzano il complesso.

Inoltre il legame con il territorio è valorizzato attraverso programmi formativi per studenti e percorsi universitari. Ad esempio, nella Corte dell’Accoglienza, sono stati avviati contatti con il Gran Sasso Science Institute per ospitare stage formativi sui Monti della Laga, al fine di approfondire il rapporto tra scienza, tecnologia e natura. Nella Corte delle Arti e dei Mestieri, l’obiettivo è di coinvolgere l’Università degli Studi di Teramo per il suo Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia e, insieme a Slow Food, lavorare sul tema della filiera agroalimentare per rafforzare la vocazione produttiva dei paesi del sisma e promuovere la produzione locale. In sintesi, il progetto sembra cercare di creare un dialogo fra le caratteristiche del territorio e le attività formative e produttive, in modo da valorizzare la regione e creare opportunità per i giovani. 

Stefano Boeri - Casa del futuro
Stefano Boeri – Casa del futuro

Quali sono le specifiche soluzioni architettoniche e tecnologiche adottate nel progetto per favorire la sostenibilità e l’utilizzo di materiali locali? Come tali soluzioni favoriscono un recupero e un riutilizzo efficiente delle macerie e dei detriti possibili, e come l’adattamento delle facciate del complesso alle nuove destinazioni d’uso migliora il rapporto tra interno ed esterno e crea un senso di comunità locale sostenibile e rispettoso dell’ambiente?

L’utilizzo di materiali locali unito al riutilizzo del 60% del volume totale delle macerie per sottofondi stradali e impasto dei pannelli di facciata – unito a uno studio preventivo che mira al recupero e riutilizzo in situ del maggior numero di detriti possibili – costituisce a sottolineare un forte rispetto per il patrimonio storico del complesso e a ridurne l’impatto ambientale. Un altro aspetto cardine del progetto è lo studio delle facciate. Partendo dal disegno degli anni ’20, caratterizzato da grandi aperture geometriche regolari, si è cercato di reinterpretarne il linguaggio, adattando il complesso alle nuove destinazioni d’uso; in particolare, l’alternanza di pieni e vuoti nel disegno delle facciate valorizza un costante rapporto tra interno ed esterno .

Come il progetto Casa Futuro ha coinvolto e coinvolgerà la comunità locale nella ricostruzione del Complesso Don Minozzi?

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Stefano Boeri Curator Laila Pozzo © Michelangelo Foundation

Il coinvolgimento della comunità deriverà dalla natura innovativa e strategica del progetto, che non si limita alla semplice definizione di una nuova pianificazione urbana ma si estende verso una riflessione più ampia e profonda sull’assetto territoriale complessivo. In particolare, il progetto vuole sollecitare una discussione sulle nuove destinazioni d’uso, la dotazione di attrezzature e servizi, e sulla gestione futura del complesso, riflettendo sul ruolo che il territorio può tornare ad assumere in questo processo di rinnovamento. Questo approccio integrato promuove la valorizzazione delle risorse locali e delle comunità, dando vita a un modello di sviluppo sostenibile a medio e lungo termine. Al tempo stesso il progetto contribuisce a creare nuove opportunità economiche e sociali nel territorio circostante, promuovendo una cultura della riqualificazione urbana e creando un impatto positivo sull’ambiente e sulla qualità della vita delle persone.

In che modo la ricostruzione del Complesso Don Minozzi contribuirà alla rigenerazione sociale e culturale del territorio di Amatrice?

La ricostruzione del Complesso Don Minozzi può avere un grande impatto sulla rigenerazione sociale e culturale del territorio di Amatrice. Il progetto è stato concepito come un luogo di accoglienza e formazione per i giovani e come centro per diversi servizi pubblici come la biblioteca, una sala polifunzionale e un’area museale e liturgica. La riqualificazione del Complesso potrebbe quindi creare un luogo di riferimento per la comunità locale e promuovere un senso di appartenenza e identità al territorio. Inoltre, il progetto può creare molte nuove opportunità economiche per la comunità locale e aiutare a ricostruire la vita sociale e comunitaria dopo il sisma. Sono convinto che il coinvolgimento della comunità montana nel progetto sia importante per garantire effettivamente questi benefici, e credo che dovrebbero essere valutati modi efficaci per coinvolgerli attivamente e in modo significativo.

In copertina: Stefano Boeri | Curator Laila Pozzo © Michelangelo Foundation

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