Giovedì 18 maggio 2023 alle ore 18,30 presso la Fondazione Circolo dei Lettori di Torino, Palazzo Graneri della Roccia, via Bogino, 9, Edizioni Sindacali e Interiorissimi presentano il libro di Francesco Paolo Capone#SOCIALECONOMY – MAPPA PER IL VIAGGIO NEL FUTURO” – ingresso libero. 

È possibile seguire la diretta dalle ore 18,30 di giovedì 18 maggio alla pagina: www.facebook.com/unionegeneralelavoro

Claudio Pasqua e Francesco Paolo Capone - social economy circolo dei lettori Torino
 

La pandemia ha rappresentato un momento cruciale nella storia, influenzando notevolmente l’economia e la geopolitica a livello nazionale ed internazionale. Non solo i processi produttivi ed economici sono stati profondamente modificati, ma anche le relazioni interpersonali e la salute sono diventati elementi centrali nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Inoltre, le disuguaglianze sociali si sono accentuate in modo significativo. L’aumento dei prezzi delle materie prime e dell’inflazione, soprattutto a causa della crisi in Ucraina, hanno reso la situazione ancora più complessa.

Questo nuovo mondo è già delineato sotto i nostri occhi, ed è quindi inevitabile affrontare le sfide che l’economia e il mondo del lavoro, anch’essi mutati profondamente, ci pongono. In questo scenario complesso, le persone si sono trovate a dover affrontare anche cambiamenti psicologici ed emotivi.

“#SOCIALECONOMY – MAPPA PER IL VIAGGIO NEL FUTURO”

Il libro #SOCIALECONOMY – MAPPA PER IL VIAGGIO NEL FUTURO” sarà presentato in una tavola rotonda al CIRCOLO DEI LETTORI nella serata di Giovedì 18 maggio 2023 alle ore 18,30 in via Bogino 9 a Torino. 

Interverrà l’autore: Francesco Paolo Capone, segretario generale UGL – Segretario Generale Ugl –  Eletto al Consiglio Nazionale Segretario Generale della Confederazione Sindacale Ugl (Unione Generale del Lavoro) con l’obbiettivo di rilanciare l’attività del sindacato, aumentare la base associativa e ricostruire la reputazione dell’Organizzazione, Vviene riconfermato nell’incarico dal Consiglio Nazionale del 29 agosto 2015 e dà inizio ad una stagione di rinnovamento dei quadri sindacali, dei rapporti istituzionali, delle relazioni con la politica e con il mondo sindacale internazionale.

Ada Fichera, Direttrice collana “Pensiero Sindacale” ES. Giornalista dal 2005. Collaboratrice di numerose riviste nazionali, è docente, presso l’Accademia Telematica Europea, di Comunicazione politica e istituzionale e di Cultura sindacale. Si occupa di filosofia, di storia del pensiero del Novecento e di rapporti fra arte e politica. Secondo posto al Concorso Rai – Giornalisti del Mediterraneo 2009 e Premio Speciale Milano Donna nel 2019, è autrice di circa una ventina di libri fra cui Luigi Pirandello. Una biografia politica (2017), Angelo Oliviero Olivetti (2018), Mario Carli (2018), Sergio Panunzio (2019), Araba Fenice. L’immortalità dei miti nella vita dell’uomo (2020) e, per i tipi di Minerva, L’Italia del bello scrivere (2019).

Carlo Buttaroni, presidente Tecné e direttore di T-Mag. Ha studiato in Italia e in Francia maturando una expertise di carattere economico e politico. E’ autore di numerosi saggi e articoli di carattere scientifico, alcuni dei quali tradotti anche in altri Paesi. Ha collaborato con i più importanti enti di ricerca italiani e insegnato presso la Scuola di specializzazione in metodologie e tecniche della ricerca sociale dell’Università “Sapienza” di Roma. Attualmente svolge lezioni a carattere seminariale per enti pubblici e università.

Laura Milani, imprenditrice, manager e consulente in ambito cultura, education, design e arte contemporanea. Esperta di strategie per l’innovazione. Socio, Presidente, Direttore e CEO di IAAD – Istituto di Arte Applicata e Design, dal 2000 al 2020. Già Presidente di Paratissima, Presidente del Museo Nazionale del Cinema, Fondatore de La Scuola Possibile, Membro del Comitato di Indirizzo della Fondazione per l’Architettura, membro della “Commissione di studio per l’individuazione di politiche pubbliche di supporto e sviluppo del design”, organo consultivo per la promozione della cultura del design in Italia e nel mondo. Premio “Donna d’Eccellenza” dall’associazione AIDDA (Associazione Donne Imprenditrici e Dirigenti d’Azienda) “per avere sostenuto l’education come motore di crescita e sviluppo con azioni imprenditoriali che hanno come obiettivo l’innovazione dei modelli e dei processi”.

Piero Luigi Carcerano, Architetto – Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Architetto e designer italiano con una vasta esperienza professionale in ambito nazionale ed internazionale e Caporedattore della sezione Design e Architettura di Interiorissimi. Dopo essersi laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino, ha avviato la sua attività professionale in Italia.
Negli anni successivi, ha lavorato sia in Italia che all’estero, in particolare in Cina , dove ha maturato importanti esperienze nell’ambito del design e della progettazione architettonica. Nel 1999 ha fondato il primo centro di realtà virtuale in Italia  Oltre alla sua attività professionale, Piero Luigi Carcerano si è impegnato anche nell’insegnamento dell’architettura e del design presso diverse università e scuole di formazione in Italia e all’estero. Ha inoltre partecipato a numerosi seminari e convegni internazionali, dimostrando il suo impegno nella diffusione della cultura dell’architettura e del design.

Moderatore dell’incontro: Claudio Pasqua, direttore Interiorissimi

 

Breve sinossi del libro

"#SOCIALECONOMY - MAPPA PER IL VIAGGIO NEL FUTURO"Siamo sempre più “social”, siamo sempre più soli 

La nostra società è sempre più incentrata sulla sfera sociale, ma in realtà, siamo sempre più soli. La pandemia ha solo peggiorato questa situazione, accelerandone il fenomeno. I social network sono nati come strumenti di comunicazione sociale e, anche se in formato digitale, dovrebbero favorire gli scambi relazionali, l’incontro di nuove persone e l’amicizia. Tuttavia, secondo uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania e pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology, c’è una forte correlazione tra il tempo trascorso sui social network e l’aumento della depressione e della solitudine, soprattutto nei giovani, ma non solo. Paradossalmente, in un mondo altamente connesso e interconnesso, le persone sono più sole di quanto lo fossero in passato, quando la connessione non esisteva nemmeno.

Da “PopulEconomy” a “SocialEconomy”

Un altro aspetto importante è che l’economia sta cambiando e continuerà a mutare in modo sempre più orientato al sociale. Per questo motivo e altri, stiamo passando da una “PopulEconomy” ad una “SocialEconomy”, che rappresenterà il motore e, in un certo senso, la bussola per il nostro viaggio verso il futuro.

Il sindacato deve cambiare per adeguarsi alla nuova realtà che ha visto un cambiamento radicale in ogni ambito. Il primo obiettivo è la tutela dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuove opportunità occupazionali per sostenere la ripresa economica del paese. Per affrontare il futuro, servono nuovi mezzi, idee e mentalità che non possono essere quelle del passato. La credibilità, la responsabilità e l’autorevolezza dei componenti più maturi sono ancora importanti per la comunità umana, ma la partecipazione e la capacità di innovazione delle giovani generazioni sono altrettanto fondamentali. L’organizzazione del lavoro rappresenta il paradigma di una società che si sta riorganizzando in modo sincronizzato, comprendendo l’attività lavorativa, l’educazione alla sicurezza e all’etica del lavoro, una gestione del tempo libero e delle relazioni sociali diversa dal passato. La sfida attuale è quella di rispondere alle esigenze vecchie e nuove del mondo del lavoro.

La fine del “posto fisso” e l’emergere dei lavori precari

La crisi del tradizionale modello di lavoro, caratterizzato da un impiego fisso e uno stipendio garantito, ha portato alla crisi del sistema dei diritti ad esso legato. Lo stipendio, diventato anch’esso “flessibile”, non è più basato sull’oggettivo calcolo delle ore lavorate ma sul risultato. La società del lavoro, che funzionava entro una rigida gerarchia verticale, è stata sostituita da una società dei lavori caratterizzata da una rete di relazioni orizzontali, con scarse opportunità di mobilità sociale. Nonostante il livello di istruzione, i figli occupano posizioni lavorative meno qualificate rispetto ai loro genitori, compromettendo il loro capitale umano e generando un fenomeno di “migrazione” generazionale verso il basso della piramide sociale. La classe lavoratrice non è più quella degli anni ’60 e il nuovo gruppo sociale è composto da una vasta gamma di lavoratori, inclusi impiegati, lavoratori del settore terziario e piccoli imprenditori, accomunati da bassi salari e crescente precarietà. Questa eterogeneità impedisce loro di promuovere identità collettive di carattere politico.

Un ceto medio che va scomparendo, quindi, portando alla destabilizzazione degli stabili, con una regressione nella scala sociale fino alla proletarizzazione, alla discesa nella sfera del bisogno. È la povertà dei “non-poveri”, chiamati anche “poveri grigi”, in bilico tra normalità e miseria, precipitati nel mondo del bisogno con percorsi di caduta diversi dal tradizionale accumulo di eventi critici (disoccupazione, problemi di salute, separazioni). In quel corpo sociale che, per anni, ha rappresentato il motore economico dell’Italia e il grande incubatore della fiducia nel futuro, sale una sofferenza che non aveva conosciuto, un’incertezza che l’ha scoperto impreparato ad affrontare i problemi che si è trovato davanti, senza che qualcuno se ne sia occupato veramente.

Il fenomeno dei “Neet” 

C’è anche la povertà “aspirazionale”, quella dei giovani che non lavorano e non studiano, noti come Neet, acronimo inglese di Not (engaged) in Education, Employment or Training. Questa definizione non ha una connotazione positiva, ma identifica ciò che non si fa (cioè coloro che non lavorano e non studiano) e ciò che non si è. I giovani Neet vivono in un crescente stato di precarietà e di socialità imperfetta e provvisoria, riflettendosi sui loro progetti di vita individuali, spesso accompagnati da disconoscimenti e incomprensioni da parte delle famiglie e delle istituzioni.

L’aumento della precarietà e la riduzione dei redditi hanno reso i lavoratori più deboli e le famiglie più povere, con un effetto macroeconomico di riduzione dei consumi interni e della domanda aggregata. La “nuova povertà” riguarda soprattutto i lavoratori, dove la povertà ha radici nel lavoro stesso che non garantisce un reddito sufficiente per una vita senza difficoltà. Le forme di lavoro precarie non permettono progetti o percorsi di autonomia, con oltre il 39% dei giovani che lavorano in lavori “non standard” a termine e/o part-time, che non garantiscono un tenore di vita adeguato o la possibilità di fare progetti per il futuro. L’Italia ha bisogno di un cambiamento verso un modello di crescita centrato sul lavoro e sugli investimenti, con una riconsiderazione delle politiche per il lavoro, le politiche industriali e di protezione sociale, accompagnate da politiche salariali efficaci. Il sindacato deve essere un attore e un protagonista nella definizione di politiche per il lavoro e della politica in generale. Lavoro, sicurezza e welfare sono i paradigmi attraverso i quali misurare lo sviluppo reale dell’Italia, in nome di un’economia sociale. Il sindacato non deve mai compromettere la crescita dell’economia reale, la sicurezza delle persone, la tutela delle famiglie e il potenziamento delle politiche sociali.

Alcuni dati del rapporto CENSIS-UGL sul mondo del lavoro 

Un lavoratore su quattro in Italia svolge una professione che richiede una qualifica inferiore al titolo di studio posseduto, ma nei giovani tra i 25 e i 34 anni la quota sale al 37,5% e al 44,3% tra gli under venticinque. È quanto emerge dal rapporto CENSIS-UGL ‘Il lavoro è troppo o troppo poco? Restituire valore e dignità al lavoro per superare contraddizioni e paradossi’ presentato, in occasione del Primo Maggio, nella sede del CENSIS a Roma.

Secondo lo studio, il mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro genera disoccupazione, precariato, povertà e posizioni scoperte, penalizzando soprattutto i giovani che sempre di più scelgono di andare all’estero. Di conseguenza anche le imprese sono in difficoltà nel rispondere ai fabbisogni occupazionali. L’obiettivo prioritario del nostro Paese deve essere, quindi, quello di trattenere in Italia forza lavoro e di far coincidere la domanda con l’offerta.

Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 34 anni è del 14,4%, mentre quello giovanile in senso stretto (15-24 anni) è al 23,7%, a fronte di un tasso medio dell’8,1%. Il 39,3% dei giovani che lavorano, oltre 2 milioni in valore assoluto, svolge lavori cosiddetti non standard perché a termine e/o part time, che non garantiscono la retribuzione e la stabilità necessarie ad avere un tenore di vita adeguato e, soprattutto, a fare progetti per il futuro.

L’overeducation, vale a dire il mancato allineamento tra il livello di studi raggiunto e la professione svolta, in Italia riguarda un lavoratore su quattro ed è inversamente proporzionale all’età posseduta: è il 37,5% tra i giovani in età compresa tra i 25 e i 34 anni e il 44,3% tra gli under venticinquenni. Il 93,5% degli italiani è convinto che gli stipendi sono troppo bassi. L’Italia è l’unico dei Paesi OCSE che negli ultimi trent’anni ha avuto una riduzione in termini reali delle retribuzioni del 2,9%.

Negli ultimi dieci anni oltre un milione di italiani si è trasferito all’estero: uno su quattro era laureato e uno su tre aveva tra i 25 e i 34 anni. Il fenomeno non è destinato ad esaurirsi: il 47,3% degli italiani dichiara che se ne avesse la possibilità se ne andrebbe dall’Italia, con percentuali che raggiungono il 60,6% tra i più giovani. Il 68,1% della popolazione pensa che l’Italia non sia un Paese per i giovani e l’88,5% è convinto che all’estero il lavoro sia pagato meglio e siano più valorizzate le competenze.

Mai così tanti pensionati: mentre i giovani diminuiscono, i pensionati sono 14 milioni e 895 mila e nel 2040 saranno più di 17 milioni, con un aumento di 2 milioni e 246 mila pensionati. Mai così tanti investimenti: il PNRR stabilisce che i giovani siano una priorità trasversale a tutti gli interventi e prevede una crescita dell’occupazione dei 15-29enni del 3,2% nel biennio 2024-2026 e dello 0,5% in quelli successivi. Mai così tanti giovani che studiano: si affaccia sul mercato del lavoro la generazione più scolarizzata di sempre: il 76,8% dei giovani sotto i 34 anni è almeno diplomato (venti anni fa era il 59,3%) e il 28,3% è laureato (venti anni fa il 10,6%). Mai così tanta domanda di lavoro: di qui al 2027 si prevede un fabbisogno di circa 3 milioni e 800 mila lavoratori tra settore privato (che assorbirà l’80,6% del totale) e Pubblica Amministrazione.

L’85,9% degli italiani, che sale all’87,5% tra gli occupati, è convinto che la scuola sia distante dal mondo del lavoro. Pochi laureati, ma troppi nelle discipline umanistiche, della formazione e dell’insegnamento, del gruppo psicologico. Il prossimo anno mancheranno all’appello oltre 12.000 medici e laureati in professioni sanitarie, oltre 8.000 del gruppo economico e statistico, oltre 6.000 laureati STEM, oltre 3.000 laureati in discipline giuridiche e politico-sociali. Troppi diplomati nei licei, con un esubero di 53.000 l’anno, mentre mancheranno 133.000 diplomati degli istituti tecnici e professionali e qualificati nel sistema della formazione professionale. In futuro saranno sempre più richieste competenze trasversali. Il 65% dei posti di lavoro avrà bisogno di competenze green connesse al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, e il 56,3% dei nuovi posti avrà bisogno di competenze digitali.

“Ora che la pandemia è alle nostre spalle- dichiara l’autore del libro #SOCIALECONOMY – MAPPA PER IL VIAGGIO NEL FUTURO, il segretario generale dell’UGL, Paolo Capone – dobbiamo impegnarci con maggiore determinazione soprattutto a favore dei giovani, che fanno registrare una quota ancora troppo alta di disoccupazione. Come evidenzia in modo chiaro il Rapporto CENSIS-UGL, nonostante la domanda di lavoro sia in aumento, i nostri ragazzi continuano a cercare fortuna all’estero, dove trovano retribuzioni più elevate e migliori condizioni lavorative. Ecco, allora, che occorre creare condizioni occupazionali più favorevoli, con l’obiettivo di trattenere la forza lavoro qualificata in Italia, recuperando le fasce marginali di giovani che non studiano e non lavorano, attraendo cervelli e manodopera dall’estero. Solo così, il nostro Paese potrà avere un futuro economico, sociale e demografico diverso”.

Paolo Capone segretario generale UGL intervistato su Impresa Radio Network, Antenna 1 La Radio

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui